In parallelo alla pubblicazione della petizione online “Chiediamo l’abolizione della Comunione in mano – petizione da inoltrare a papa Francesco” è stata inviata ai véscovi di Itàlia, Spagna, Frància, Germània, Irlanda, Scòzia, Inghilterra, Galles, Portogallo e Stati Uniti d’Amèrica un’email con contenuti símili al testo della petizione.
Tra le vàrie risposte gentili ricevute, c’è stata quella di un véscovo che, pur consapévole di alcuni abusi nella comunione in mano, difendeva tale pràtica fondando la sua bontà nell’antichità di essa. Scriveva:
Personalmente sono molto legato alla tradizione antica e ricordo di aver più volte ripetuto quanto sto per scriverle per una riflessione di fede e, per tutti i fedeli di educazione alla e nella fede.
“QUANDO TI PRESENTE ALL’ALTARE PER PARTECIPARE ALLA MENSA DEL SIGNORE, MENTRE TI AVVICINI AL CELEBRATE “PRESENTA LA TUA MANO SINISTRA COME UN “TRONO SORRETTO DALLA DESTRA” E DOPO AVER CONFERMATO IL TUO ATTO DI FEDE CON UN AMEN UMILE E CONVINTO, SPOSTANDOTI LEGGERMENTE DI LATO O ANCHE DAVANTI ALLO STESSO CELEBRANTE TI NUTRIRAI DEL CORPO DEL SIGNORE” POI TORNERAI AL TUO POSTO NELL’ASSEMBLEA!”.
La frase appena citata è molto antica ed ha un significato straordinario, oltre a richiamare l’attenzione della persona che desidera partecipare alla “mensa del SIGNORE”.
Quando ho letto questa riflessione da antichi libri liturgici …. Mi sono convinto della bellezza del gesto e della necessità di educare i fedeli a tale spiritualità.
Siccome una parte della risposta che è stata data all’email appena citata può éssere útile a far evitare a tanti il sottíle inganno nel quale è àccidentalménte caduto il vèscovo, la riporto qui sotto:
Nei primi sècoli della Chiesa, come non vi era uniformità litúrgica, cosí non vi era uniformità nel modo di ricévere la comunione. Anche se alcuni autori hanno òttime ragioni per supporre che almeno la Chiesa romana àbbia adottato la comunione sulla língua già verso il II sècolo, visto che Papa Sisto I proibì ai làici di toccare i vasi sacri1, la comunione sulle mani e sotto le due spècie era la più antica e diffusa. Il breve brano del IV sècolo che lei cita, tratto dalla quinta Catechesi mistagògica attribuita, a torto o a ragione, a Cirillo di Gerusalemme, da di tale pràtica una precisa descrizione.
All’epoca c’era anche l’abitudine di portare con sé l’eucarestia nei viaggî lunghi e difficoltosi e l’uso di custodirla in casa si protrasse fino al IV sec.. Addirittura Beda il Veneràbile attesta che in Occidente nel VII sec. la custòdia in casa era ancora presente.
Immàgino che lei, però, nemmeno lontanamente si sognerebbe di adottare quelle abitúdini plurisecolari e antichíssime. Non è vero? E certamente non lo farebbe, primo perché andrebbe contro le norme litúrgiche attuali e secondo perché si rende perfettamente conto che i cristiani del IV sècolo, cioè i cristiani a cui parlava Cirillo di Gerusalemme, quelli che venívano dalle grandi persecuzioni, i cristiani eroi, erano fatti di un’altra pasta e certamente non quella di cui è fatta la maggiór parte dei tièpidi cristiani cattòlici attuali. Allora perché dà loro la comunione in mano basàndosi su un antico testo del IV sècolo, senza peraltro ricordare che tale pràtica venne soppressa già nel V-VI secolo2?Ebbene, lei poteva anche èssere illuso nel 1989 che la reintroduzione in Itàlia della pràtica della comunione sulla mano potesse rinnovare la devozione eucarística dei fedeli cattòlici italiani. Ma ora che i frutti di tale pràtica sono evidenti a tutti, continuare a difèndere tale pràtica è a dir poco stoltezza.
E tale stoltezza vincíbile sarà giudicata con severità dal Giúdice Supremo, che l’ha fatta pastore per alimentare la fede del suo pòpolo e non per affievolirla.
Note
- Cfr. Mansi, SS. Conciliorum nova et amplissima collectio (1757-98), p. 653. ↩︎
- Gli studi di Lugmayr permettono di retrodatare l’introduzione generalizzata della comunione sulla lingua di diversi secoli. Prima si riteneva che fosse avvenuta tra il IX e il X secolo (vd. per esempio J.A. Jungmann, Missarum Sollemnia, vol. II, Casale Monferrato, 1953, pp. 286-287). Leone Magno (440-461) e Gregorio Magno (590-604) testimoniano che nella loro epoca la comunione era ricevuta solamente sulla lingua (Martin Lugmayr, Histoire du rite de la distribution de la communion, CIEL, note 55 a 57). Nel VII secolo, il sinodo locale di Rouen (Francia), che si svolse nel 650 o nel 688-689, ricorda: «Non si deve rimettere l’Eucarestia nelle mani di alcun laico, uomo o donna, ma solamente nella bocca» (Martin Lugmayr, Histoire du rite de la distribution de la communion, CIEL, note 51 a 52). ↩︎