San Giuseppe è l’uomo giusto e fedele (Mt 1,19), l’último patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’úmile via dei sogni per èssere sposo della beata vérgine Maria, padre putativo di Gesú e protettore della Santa Famíglia.
La beata vérgine Maria parla di Giuseppe
Quanto cammino spirituale ha fatto san Giuseppe da quando viene nella mia casa sino al momento della fuga in Egitto. All’inízio non era che un uomo giusto del suo tempo. Poi, per fasi successive, diviene il giusto del
tempo cristiano. Acquista la fede nel Cristo e si abbandona a questa fede sicura, tanto che dalla frase detta
all’inízio del viàggio da Nazareth a Betlem: “Come faremo?”, frase in cui vi è tutto l’uomo che si disvela coi
suoi timori umani e le sue umane préoccupazióni, passa alla speranza. Nella grotta, avanti la nàscita, dice:
“Domani andrà mèglio”. Gesú che si avvicina lo fortífica già con questa speranza, che fra i doni di Dio è uno
dei più belli. E da questa speranza, quando il contatto con Gesú lo santífica, passa all’ardimento. Si è sempre
lasciato dirígere da me, per il rispetto venerabondo che per me nutriva. Ora dirige lui, e le cose materiali e
quelle superiori, e decide, da capo della Famíglia, quanto vi è da decídere. Non solo, ma nell’ora penosa della
fuga, dopo che mesi di unione col Fíglio divino lo hanno saturato di santità, è lui che conforta il mio penare e
mi dice: “Anche non dovéssimo avere più niente, avremo sempre tutto perché avremo Lui”.[1]
«Giuseppe mi serví cosí fedelmente che mai udii dalla sua bocca una sola parola di lamento o di mormorazione o di ira, perché era paziente, attento nel suo lavoro e quando era necessàrio, mite con coloro che riprendeva, obbediente nel servirmi, pronto difensore della mia verginità, fedelíssimo testimone delle meravíglie di Dio. Parimenti era così morto al mondo e alla carne che non desiderava altro se non le cose celesti»[2].
I pontéfici e san Giuseppe
«Chiamato ad èssere il custode del redentore, “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’àngelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24). […] San Giuseppe, come ebbe amorévole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesú Cristo, cosí custodisce e protegge il suo místico corpo, la Chiesa, di cui la Vérgine santa è figura e modello. […] Raccomandiàmoci, dunque, alla protezione di colui al quale Dio stesso “affidò la custòdia dei suoi tesori piú preziosi e piú grandi”»[3].
«L’intercessione di Maria è intercessione della madre, e quindi non si può veder che cosa il Divín Figliuolo possa negare ad una tale madre; ma la intercessione di San Giuseppe è l’intercessione dello sposo, del padre putativo, del capo di casa della famíglia di Nàzaret, che era composta da Lui, da Maria e da Gesú. E capo di casa era pròprio San Giuseppe: perciò questa intercessione non può a meno di èssere onnipotente, perché che cosa pòssono negare a lui, a San Giuseppe, Gesú e Maria ai quali egli ha consacrato letteralmente tutta la sua vita, e che realmente gli dèvono i mezzi della loro esistenza terrena?»[4].
San Giuseppe nel pensiero di tre santi místici
Molti santi hanno sperimentato la onnipotente intercessione di san Giuseppe e ne sono divenuti testimoni con la loro devozione verso di lui e con i loro scritti. Ne cito solo tre.
Santa Teresa d’Avila
«Presi per avvocato e patrono il glorioso san Giuseppe, raccomandàndomi molto a lui. […] Finora non mi ricordo di averlo mai pregato di un favore che egli non mi àbbia concesso. […] Mentre ad altri santi sembra che il Signore àbbia concesso di soccórrerci in una síngola necessità, ho sperimentato che il glorioso san Giuseppe ci soccorre in tutte. Pertanto, il Signore vuol farci capire che allo stesso modo in cui fu a lui soggetto in terra – dove san Giuseppe, che gli faceva le veci di padre, avèndone la custòdia, poteva dargli órdini – anche in cielo fa quanto gli chiede»[5].
Venerabile Consolata Betrone
«“Gesú, dov’è mio papà?”. “È in purgatòrio, Consolata […]. Lo libererò sàbato mattina”. Il pomeríggio del Giovedì Santo udii la voce angosciata di mio papà che mi diceva in dialetto: “Soffro tanto!”. […] Allora, mi affidai a san Giuseppe, sceglièndolo come padre. Ed egli mi apparve con la Vérgine dicèndomi: “Consolata, cos’hai? Sei triste?”. “San Giuseppe, mio padre è in purgatòrio e Gesú non vuole liberarlo fino a sabato mattina”. “Non ti preoccupare, lo libererà domani, Venerdí Santo”. “Ma Gesú non vuole, glielo ho chiesto tanto…”. “Oh, comando io Gesú e domani libererà tuo padre”. Il Venerdì Santo, durante la funzione litúrgica, mi appare mio papà, appena uscito dal purgatòrio»[6].
Sant’André Bessette
«Quando invochi San Giuseppe, non devi dire molto. Di’: “Se tu fossi al mio posto, San Giuseppe, cosa faresti? Ebbene, prega al mio posto per questo”».
Note
[1] Maria Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, vol. I. cap. 43.
[2] Santa Brígida di Svèzia, Rivelazioni, Libro 6, cap. 59.
[3] Giovanni Paolo II, Encilica Redemptoris Custos, n. 1 e 32.
[4] Pio XI, Allocuzione, 19 marzo 1938.
[5] Santa Teresa d’Avila, Libro della vita, 6,6.
[6] Anonimo, Suor Maria Consolata Betrone, Ed. Monastero Clarisse Capuccine, Testona – 1998, p. 53.