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Papa Francesco: le persone omosessuali hanno diritto a formare una famíglia

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Dopo l’ennésima affermazione di papa Francesco, che getta nella confusione piú totale il mondo cattòlico (basti vedere la disparità di reazioni alle sue parole), la verità su questo nostro papa, che vuole piacere al mondo a costo di dispiacere a Gesú, il cui vangelo ― ricordiàmolo ― è segno di contraddizione per il mondo (vd. Lc 4,21-30), è ormai nota a tutti quelli che vògliono seguire Gesú.

Nello scrívere questo mio articolo mi metto nei panni di un ipotetico giornalista omosessuale. Così facendo evidenzierò come vengono recepite le sue parole da parte del mondo omosessuale e si potrà cosí valutare l’inopportunità delle sue aperture. Nonostante il sarcasmo e la finzione letteraria, in questo mio artícolo citerò i documenti reali che dimóstrano un càmbio di rotta pastoralmente ingiustificàbile operato da papa Francesco sulla questione delle unioni civili omosessuali. Cambio di rotta che non può che intaccare la percezione della dottrina da parte di molti fedeli omosessuali.

Il 21 ottobre 2020 è stato presentato al Fèstival del Cínema di Roma il documentàrio “Francesco” di Óscar Evgeny Afineevsky. In questo documentàrio viene riportata una parte inedita dell’intervista del maggio 2019 a papa Francesco fatta dalla giornalista messicana Valentina Alazrakia (a 1:00:01 si può vedere il taglio) nella quale papa Francesco parla del tema delle unioni civili omosessuali, già contemplate nella nostra legislazione italiana (vd. Legge 20 maggio 2016, n. 76). La parte qui sotto in neretto è inedita:

«Le persone omosessuali hanno diritto a stare nella famíglia. […] Sono figlî di Dio. Hanno diritto a formare questa famíglia. […] Non si può esclúdere nessuno dalla famîglia, né rèndere loro la vita impossíbile per questo. […] Quello che dobbiamo fare è una legge sulla convivenza civile (unioni civili, ndt). Hanno diritto ad essere coperti legalmente»[1].

Che parole piene di saggezza! È pròprio riuscito ad èssere pastoralmente inclusivo con noi omosessuali senza divenire dottrinalmente erètico. Che grande esémpio di capacità inclusiva ci sta dando papa Francesco! Così facendo certamente avvicinerà tutti noi omosessuali alla Chiesa. Una volta che ci saremo uniti civilmente andremo poi, mano nella mano, a chiedere al papa ragguaglî su come vivere la nostra sessualità alla luce del “suo vangelo”. E certamente ci dirà che siamo figlî di Dio e che l’amare non è mai peccato e che lui non può certo giudicare un omosessuale. Il papa è pròprio un grande evangelizzatore. Lui sa pròprio come parlare al mondo per avvicinarlo a dio.

È veramente buono. Molto piú buono di san Giovanni Pàolo II che si era permesso addirittura di commentare, durante l’angelus in Piazza San Pietro del 9 luglio 2000, il Gay Pride di Roma con queste parole da cattivone:

«A nome della Chiesa di Roma non posso non esprímere amarezza per l’affronto recato […] e per l’offesa ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattòlici di tutto il mondo. La Chiesa non può tacere la verità […] perché non aiuterebbe a discèrnere ciò che è buono da ciò che è male»[2].

Che stupidità! L’omosessualità un male! Non parliamo poi di quel tremendo crucco del card. Joseph Ratzinger, che addirittura è stato eletto papa nel 2005! Questo terribile cardinale, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ebbe addirittura a scrívere delle unioni civili omosessuali in termini veramente esecràbili:

«La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconóscano, favoríscano e protèggano l’unione matrimoniale come base della famíglia, cellula primària della società. Riconóscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimònio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di rènderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartèngono al patrimònio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difèndere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società»[3].

Ma di quali insulsi valori parlava Ratzinger? Valori che giustificherébbero l’opposizione della Chiesa al riconoscimento legale delle unioni omosessuali? Forse quello della potenzialità procreatrice della sessualità umana eterosessuale? Forse alludeva al valore di una educazione della prole impartita da un padre e da una madre che apportano ognuno a suo specifico modo un imprinting di genere arricchendo complementariamente la psicologia della prole?  Ma questi sono valori antichi, ormai passati? Oggi vèngono percepiti addirttura da molti come disvalori. La società moderna va costruita sulla líbera espressione di ciascuno, líbera espressione che qualcuno chiama simpaticamente “capriccio”. Questo è il vero valore da difendere, da cui far discendere il correlato diritto. Per cui l’unica vera giustizia è l’inclusione che mette al bando in modo assoluto la discriminazione (o distinzione). Pensate che, invece, Ratzinger nel documento sopra citato giunge a scrivere che:

«Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento o di una prestazione sociale non sono […] accettabili solo se sono contrarie alla giustizia»[4].

Quindi, secondo il loro modo obsoleto di intèndere la giustízia ancorata ad una fantomatica legge naturale, alcune discriminazioni sono accettàbili? E tra di esse quella di non concèdere agli omosessuali il diritto alle unioni civili? Che barbarità!

Evviva papa Francesco che ci capisce beníssimo e ha rotto platealmente con la vècchia Chiesa Cattòlica di quel cattivone di san Giovanni Paolo II e di quel crucco di Benedetto XVI. Viva papa Francesco, il piú eminente comunista progressista gay- friendly della stòria, che apre a tutti gli omosessuali le porte del… cielo?

Flaviano Patrizi


Note

[1] Originale: «Las personas homosexuales tienen derecho a estar en la familia. […] Son hijos de Dios. Tienen derecho a formar esta familia. […] No se puede echar de la familia a nadie, ni hacer la vida imposible por eso. […] Lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil. Tienen derecho a estar cubiertos legalmente». Vedere qui lo spezzone del documentario in cui papa Francesco pronuncia queste parole.

[2] Giovanni Paolo II, Angelus, 9 luglio 2000.

[3] Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n 11 .

[4] Ivi, n. 8.

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