Letture della messa del giorno
Il fatto che di SAN GIUSEPPE non si consèrvino parole nella Sacra Scrittura, non deve ingannarci in alcún modo.
Questo non è segno di inferiorità o di poca importanza. Ricordo che anche di alcuni apòstoli non abbiamo nessuna parola, eppure hanno predicato, diffuso il Vangelo, battezzato, con gli stessi mezzi degli altri apòstoli e con lo stesso mèrito agli occhî di Dio. San Giuseppe, padre putativo di Gesú, è però di somma importanza e di somma umiltà, e come tale È STATO PREPARATO NEL SILÈNZIO AD AVERE FEDE E AD AVERE UNA DISCENDENZA. In lui, tutte le virtú che singolarmente Dio diede ai patriarchi e ai profeti come Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Daniele ed altri, si riuníscono pienamente e armonicamente. Pertanto, da uomo giusto quale era, aveva anche la gràzia di èssere accompagnato da un buon suggeritore: un àngelo del Signore che gli era stato compagno tutta la vita, e che in questa occasione gli spiega che il Fíglio di Maria è il Messia tanto atteso: è il Desiderato da tutti i pòpoli (Cfr Ag 2, 7-8 in Vg). Il silènzio di Giuseppe nelle Sacre Scritture, dunque, ha come significato questo: L’UOMO CHE DIO HA SCELTO COME PADRE DI SUO FIGLIO IN TERRA E COME CUSTODE DI MARIA, HA SEMPRE SENTITO LA VOCE DIVINA, PERCHÉ NON L’HA COPERTA CON LE SUE PAROLE. E infatti san Giuseppe lo vediamo sempre, in ogni episòdio a lui riferito, istruito, aiutato e condotto dalla voce di un àngelo: il suo àngelo.
L’àngelo del Signore non reca nulla di sé, ma tutto ciò che è di Dio, dunque dobbiamo crédere che quest’uòmo fosse già tutto offerto e attento a Dio, già da bambino, altrimenti questa voce angèlica, né sarebbe stata udita, né sarebbe stata ascoltata. Invece Giuseppe ode, ascolta e ubbidisce, conoscendo bene ciò che gradisce Dio e ciò che lo offende.
Ma c’è un particolare che non deve sfuggirci! EGLI NON SOLO È GIUSTO DAVANTI A DIO, MA È ANCHE AMICO DI DIO. ¿Da che cosa lo si capisce? Dal fatto che riceve mentre dorme ciò che di cui ha bisogno. È nel sogno che egli riceve le precise indicazioni per il suo cammino nella volontà di Dio. A chi infatti, di giorno, conversa con Dio, onora Dio, e ama il pròssimo, secondo il grande comandamento dell’amore, Dio non resta indietro nella gratitúdine: lo soccorre mentre riposa dalle sue fatiche, perché almeno la fatica del discernimento non àbbia lo stesso peso delle fatiche delle òpere di misericòrdia.
Oggi allora festeggiamo:
- il giusto davanti a Dio e agli uòmini;
- l’amico del Signore che offre tutto alla sua glòria, dal mattino alla sera;
- il padre putativo di Gesú, che ha meritato di èssere padre del Fíglio di Dio e sposo di Maria, perché giusto e perché amico.
Da queste tre caratterístiche o proprietà derívano tutti gli altri títoli di san Giuseppe, bellíssimi e meritatíssimi:
Luce del Patriarchi, Custode puríssimo della Vérgine, Solerte difensore di Cristo, Ministro della Salvezza, Capo dell’Alma Famíglia, Decoro della vita domèstica, Esèmpio agli operaî, Spècchio di pazienza, Patrono dei moribondi, Terrore dei demonî, Patrono della Chiesa universale. Ne ho selezionato solo alcuni, ma come vedete tòccano ogni àmbito della stòria e della nostra vita.
Quindi, chi pensa che san Giuseppe non conti niente perché la Bíbbia non ci riferisce le sue parole, è pròprio fuori binàrio, perché ogni parola di sapienza della Bíbbia era anche parola di san Giuseppe, dal momento che già all’età di tre anni egli cominciò a lèggerla, come sappiamo dalle visioni della benedettina Maria Cecília Baij, ricevendo spiegazioni dal santo papà Giacobbe.
In questa solennità, allora, badiamo bene a festeggiarlo come a lui conviene: con l’onore della bellezza esteriore (tante cose si sono preparate oggi e si vèdono in suo onore), ma molto di piú con l’onore della bellezza interiore. ¿Perché mai, sennò, festeggeremmo anche la festa del papà in questo giorno? Perché un papà che non è giusto davanti a Dio e agli uòmini e non è amico di Dio (il che vuol dire che non è interessato a rispettare i comandamenti e a cercare la volontà del Signore in ciò che fa), non è un buon papà. Sentite, infatti, che cosa diceva san Pàolo ai Romani: che ABRAMO DIVENNE EREDE DEL MONDO E PADRE DI MOLTI PÒPOLI, «IN VIRTÚ DELLA GIUSTÍZIA CHE VIENE DALLA FEDE». Noi pensiamo, invece, che la paternità biològica o naturale, medicalmente assistita, o artificiosamente ottenuta pagando un útero in affitto, sia la paternità da desiderare o quella che mi può fare gioire; ma queste parole ci ripòrtano alla verità: SENZA LA FEDE E LA GIUSTÍZIA CHE VIENE DALLA FEDE, NON C’È BUON PADRE.
San Giuseppe viene ad insegnarci la paternità che viene da Dio; che ringràzia Dio per i suoi doni; che soffre per ciò che offende il Signore e le sue leggi (non soffre perché non può soddisfare un capríccio del fíglio); che è paziente e insegna la pazienza nelle avversità (Pensate al tempo vissuto in Egitto o di ritorno in pàtria).
È un padre úmile, che conosce le mortificazioni e i giudizî temerarî di amici e conoscenti, ma gioisce nel fare la volontà di Dio; ciò che gli è gradito. A tal punto che, quando Gesú va a lavorare da lui come falegname, accetta con sofferenza e làcrime la profezia che riguardava il destino di quel Fíglio. ¿Sapete, infatti, quale fu il primo lavoro di legno che Gesú fanciullo fece nella paterna falegnameria? Una píccola croce, da cui Giuseppe presagí quello che non avrebbe visto coi suoi occhî.
¿E che fece questo padre giusto e amico di Dio? Adorò la croce (Cfr Maria Cecília Baij, Vita di san Giuseppe, cap.X). Anche in questo san Giuseppe ci è maestro nella preparazione alla santa Pasqua e nel cammino quaresimale: ha condiviso con Cristo lo stesso progetto di Dio.
Imitiamo questo padre, che ha fatto da vicàrio di Dio Padre; ma imitiàmolo nella fede, che l’única che può darci una santa discendenza.