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Omelia: III Doménica di Avvento – Anno C

Letture della messa del giorno

Doménica scorsa, se ricordate, abbiamo festeggiato la Doménica “Gaudete” o della giòia; e abbiamo visto la giòia cristiana in che cosa consista: crédere nelle promesse di Dio e fare la volontà di Dio. L’última Doménica di Avvento troviamo questa giòia incarnata in una ragazzina di 14-15 anni che riceve l’annúncio di un àngelo sulla pròpria maternità única e divina; viene a conoscenza delle meravíglie che Dio ha compiuto nell’anziana parente Elisabetta (incinta già di sei mesi); e che cosa fa? «SI ALZÒ e ANDÒ IN FRETTA verso la regione montuosa, in una città di Giuda…nella casa di Zaccaria». Vedete?

LA GIOIA LA MUOVE, LA GIOIA CAMMINA CON LEI, LA GIOIA È L’EFFETTO DI OGNI SUA AZIONE.

Abbiamo sentito come santa Elisabetta sia stata istruita in sé stessa dallo Spírito Santo, e dica: «Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchî, il bambino ha sussultato di giòia nel mio grembo». Chi porta dentro di sé la giòia, la comúnica persino con un saluto.

Questa giòia che arriva in profondità noi sappiamo che non è di questo mondo, ma appartiene al Cielo e al re del Cielo «le cui orígini sono dall’antichità, dai giorni piú remoti», diceva la prima lettura. Per indicare che Dio c’è da sempre e solo da Dio può provenire questo tipo di giòia, che è giòia di redenzione. Essa arriva da lontano; dall’eternità; e però è tanto piú vicina (si è persino fatta carne!) quanto piú si crede alla Parola di Dio. Ogni volta che noi crediamo a quello che stiamo ascoltando qua, quella giòia può farsi presente e incarnarsi nella nostra vita. Elisabetta, infatti, completa il suo pensiero su Maria santíssima, esclamando:

«E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Vediamo ora che cosa produce questa fede nelle promesse di Dio. Questa giòia divina produce in san Giovanni Battista il battésimo intrauterino. Dovete sapere infatti che i Padri della Chiesa dícono che l’esultanza che ha provato il bambino di sei mesi dentro il grembo di santa Elisabetta, è per il fatto di avér ricevuto in quel momento, dal Salvatore Gesú da poco concepito, quindi piccolíssimo e minuto, ma già tutto presente, il battésimo intrauterino, cioè dentro il grembo della madre, senza bisogno di altro rispetto all’incontro con Gesú e alle parole di Maria, cioè il suo saluto.

Ancora non c’è stata la morte e resurrezione di Gesú, da cui arrívano tutti i beni della salvezza, ma tutto si còmpie perché niente è impossíbile a Dio e Dio si prepara degnamente fin dal grembo materno il suo último profeta.

Questa dunque la giòia di Giovanni il Battista: riceve il battésimo e a sei mesi riceve col battésimo la gràzia del perdono del peccato originale.

In santa Elisabetta, invece, vediamo la giòia di assístere alla realizzazione di una promessa piú grande di quella da lei stessa sperimentata. Sant’Elisabetta si poteva aspettare ogni tipo di aiuto dal Signore, ma non si poteva aspettare piú una gravidanza. Eppure crede a questa promessa e diventa l’anziana madre di un profeta. Ma, nell’incontro con Maria, gioisce perché la Madre del suo Signore va a visitare lei; lei e il suo píccolo, lei e la sua famíglia.

Per Maria santíssima si còmpie qualcosa di piú grande: ha creduto che una vérgine potesse diventare madre del Fíglio di Dio, senza concorso di uomo. Maria gioisce di questo e per avere detto di sí a Dio, perché quando diciamo sí a Dio, allora può entrare quella giòia che diventa vita.

Nella seconda lettura, tratta dalla Léttera agli Ebrei, abbiamo sentito dire che Gesú stesso, anzi il Figlio eterno come il Padre, prima di entrare nel mondo, dice il suo sí al Padre con le parole del Salmo: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…Ecco io vengo per fare la tua volontà». Nel progetto eterno di Dio Padre, c’è che il Fíglio assumesse un corpo umano. E Gesú pure dice di sí, il suo sí, come Maria. Dice sí ad avere un corpo umano, perché Dio essendo spírito non ha un corpo e non sarebbe stato pensàbile con un corpo, a meno che non sia Lui che se lo prenda, e se lo formi, come ha fatto nella Vérgine Maria, con il sí di Maria, con la fede di Maria.

Tutto questo dice a noi che MARIA È ANCHE L’ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA. Noi lo diciamo nelle litanie lauretane: “Arca della Nuova Alleanza”. Ma sappiamo che cos’è l’arca? L’arca era una cassa di legno di acàcia, coperta di oro, bellíssima all’esterno e preziosíssima all’interno perché conteneva le tàvole della Legge che Dio aveva dato a Mosè; un vasetto contenente la manna con cui Dio aveva sfamato il suo pòpolo nel deserto; e poi il bastone fiorito di Aronne. Nell’Arca c’èrano queste tre cose; e gli Ebrei, se la portàvano sempre dietro (èrano nòmadi) e con sé, perché volèvano la presenza di Dio nella loro vita. Pensate che anche quando andàvano in guerra, portàvano con sé l’arca, perché pensàvano: “se Dio non sarà con noi, è sicuro che perderemo”. Questo era il significato.

E con la venuta di Gesú? Chi è l’Arca? E chi è il Contenuto di quest’Arca?

L’Arca è Maria santíssima e la Legge nuova non è piú una pietra scolpita, per quanto sia stata scolpita da Dio, ma è il Figlio stesso di Dio, la Persona che ci ha fatto vedere con la sua vita come possiamo èssere fedeli a Dio e degni suoi figlî. Ecco, la beata Vérgine Maria prepara tutto questo, con l’accoglienza della fede, con l’umiltà di sentirsi serva dell’Altíssimo, e con la certezza che quanto piú si è úmili, tanto piú può agire Dio. E lei, in umiltà ha accettato il saluto dell’Àngelo e in umiltà ha ricevuto il Dono, il Contenuto dell’Arca, Gesú stesso.

Anche noi oggi siamo qua e, ogni volta che siamo a messa, riceviamo l’annúncio di un àngelo, che è il sacerdote (vi ricordo che “àngelo” vuol dire “messaggero”). E annúncia che cosa? Il messàggio di Dio Padre per noi: la sua Parola. Poi, nella fede, se accogliamo quello che ci ha detto, abbiamo la possiblità di ricévere degnamente il Corpo di Cristo, cioè la comunione. Quindi diventiamo anche noi “Arche della Nuova Alleanza”. Noi lo sappiamo che ci viene detto che siamo tèmpio dello Spírito Santo, con il battésimo, ma a volte ce lo dimentichiamo. Ecco, in questa occasione, la liturgia di oggi, e quello che stiamo per vívere nel Natale, ci dice: se tu ricevi, come Maria, l’annúncio dell’àngelo, con la stessa fede, quindi fai fruttificare quella parola che ti è detta, e ricevi degnamente il Corpo di Cristo, anche tu poi potrai come Maria partire in fretta verso la tua vita, le persone che incontri, quello che devi fare, per portare la giòia di Cristo, la giòia che è Cristo.

Allora, cari fratelli e sorelle, raccomandiàmoci alla beata Vérgine Maria e ricordiàmoci che è Lei che può insegnarci ad èssere degnamente arca della Nuova Alleanza, cioè casa di Gesú, portatori di Gesú nel mondo e della sua giòia. Quindi non manchi mai nella nostra giornata, piú di un pensiero alla beata Vérgine Maria, piú di una preghiera alla beata Vérgine Maria, perché è lei che ci farà buoni cristiani.

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