Sin da bambino ho imparato che
«Cristo crocifisso è scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani, ma per chi crede é potenza e sapienza di Dio» ( 1Cor 1,23 – 24).
Sono nato infatti accanto alla Cappella della Croce eretta dal popolo nel 1911, al termine di una missione popolare guidata dai Padri Passionisti di Airola ed ogni anno, il 14 settembre, nella Esaltazione della Croce, mio padre, con altri amici, organizzava momenti di festa liturgici e civili che coinvolgevano tutta la popolazione. Poi in seconda elementare, la mia amata maestra volle che imparassimo a memoria la poesia di Giovanni Bigazzi “La chiavina d’oro” che ha consolato tanti sofferenti. Il nostro non è un Dio “crocifiggente” l’uomo ma un Dio “crocifisso” per l’uomo. L’imitazione di Cristo, afferma: “Tota vita Christi Crux” e poi conclude: “chi cerca Cristo senza Croce, troverà la croce senza Cristo”. Socrate “canta” mentre beve la cicuta perché deve raggiungere i campi Elisi. Cristo invece “trema” mentre agonizza nel Getsemani. Il Cristianesimo non predica il dolorismo ma la liberazione degli oppressi. La Bibbia è il libro del “senso” della sofferenza dell’uomo. Il nostro Dio non è il Dio indifferente ma sofferente, non marmoreo ma tenero, non imperturbabile ma vulnerabile, non olimpico ma angosciato: “Padre, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46). La Croce è dunque la vera festa dell’epifania di Dio, non della forza o potenza di Dio ma della misericordia e della salvezza. Scrive Dietrich Bonhoeffer:
«La forma più alta dell’Onnipotenza è la capacità di questo Dio di farsi impotenza. É impotenza d’amore”. Dio è “il nostro collega di strazio»,
il “nostro esperto nel soffrire”. Perciò chi vuole farsi discepolo di Gesù deve smettere di pensare a se stesso, prendere la propria croce e seguirlo (cfr. Mt 10,34). Con Cristo il dolore da “maledizione” diventa “vocazione”, da “pianto” diventa “vanto” e la sofferenza, una volta toccata da Gesù, diviene feconda. La Croce senza la vita divina diventa una forca e fonte di disperazione. Cristo non ci ha liberati dalla sofferenza ma dalla inutilità della sofferenza, non dalla tribolazione ma dalla depressione per la insignificanza della tribolazione. La misura dell’amore è dunque amare senza misura. Gesù ci amati così.
Scrive Paul Claudel:
«Il dolore è una mandorla amara che si getta sul ciglio della strada. Ripassi un giorno per questa strada di pianto, ed ecco il prodigio, ritrovi un mandorlo in fiore».
Ogni vero discepolo di Gesù è chiamato a diventare un “quinto evangelio” (Mario Pomilio), scritto con la vita, con le opere, con il sangue, con l’amore. Contempliamo la Croce di Gesù al Golgota, la Croce di Costantino imperatore sul ponte Milvio, la Croce gemmata del Nazareno presentata con la corona di Re dall’arte romanica nei mosaici di Ravenna, la Croce con Gesù a braccia strette del secolo XIV perché secondo gli eretici Calvino e Giansenio pochi predestinati si salvano, la Croce con Gesù a braccia allargate del secolo XVII dopo le apparizioni del Cuore di Gesù a Paray le Monial, la Croce gloriosa del XX secolo, di Suor Faustina Kowalska, con l’acqua ed il sangue della Divina Misericordia che scaturiscono dal Cuore di Cristo. Il simbolo identificativo del Cristianesimo non è un quadrifoglio ma il Crocifisso. La Croce è il simbolo globalizzante della passione di Dio per l’uomo e della passione dell’Homo viator. Dio cammina con l’umanità, da Abramo, a Mosè, a Cristo insieme a Maria sua madre, la Bibbia è la storia del viaggio della salvezza dell’umanità che rivela l’amore di Dio ed il senso stesso dell’esistenza umana, in marcia verso la patria del cielo. San Giovanni Crisostomo nel V secolo diceva:
«La Croce di Cristo è la frontiera che illumina il terreno del bene e svela le piaghe oscure del male. La Croce è salvezza per “i figli della luce” e giudizio per quelli che preferiscono le tenebre alla luce e che già sono stati condannati».
Recentemente don Tonino Bello ha detto:
«Se anche la tua Croce durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Solo da mezzogiorno alle tre del pomeriggio è consentita la sosta al Golgota! Ma al di fuori di quell’ orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio».
Adoriamo la Croce con occhi colmi di speranza perché il Venerdì Santo cederà presto il passo al Mattino della Resurrezione e siamone certi: la Croce gloriosa vincerà!
Buona, serena, felice Pasqua a tutti.