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Morte di un guru è l’autobiografia di Rabi Rabindranath Maharaj. Rabi non è indù qualunque convertitosi al cristianesimo, ma un bramino, guru, pandit, figlio di un guru yogi, adorato come avatar (divinità incarnata). Rabi è un profondo conoscitore della cultura indù e della sua spiritualità. Sarebbe certamente diventato un grande mistico yogi, se una «voce» da lui udita internamente non avesse cambiato il destino che le sue origini gli aveva spianato. Nella sua autobiografia Rabi narra l’incontro con Cristo che lo porterà ad abbandonare l’induismo per abbracciare la fede cristiana e che gli farà comprendere gli inganni dell’induismo e della spiritualità yogica, da lui sintetizzati nella sua famosa frase lapidaria, che non lascia spazio ad alcuna ambiguità circa il suo giudizio a proposito del misticismo orientale:
«Il piano di Satana è controllare il cervello dell’uomo occidentale con il misticismo orientale» (cfr. p. 157)
«Morte di un guru» è un libro appassionante che, se accolto, eviterà ai suoi lettori di cadere nelle deviazioni delle spiritualità orientali, tanto nocive, quanto all’apparenza conformi alle loro istintive aspirazioni.
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Ciò che Dio disse al profeta Osea, e cioè: “Perisce il mio pòpolo per mancanza di conoscenza” (Os 4,6) può èssere applicato a tutti quei cristiano-cattòlici che ricorrono alla magia, alla superstizione e a tutto ciò che ruota attorno all’occultismo, senza rèndersi conto che così facendo espóngono se stessi e più ancora i proprî figlî agli attacchi straordinarî dei demonî. Con fine intento pedagógico l’autore, Flaviano Patrizi, nelle trame narrative di questa avvincente e autèntica biografia, fa toccare con mano la realtà del fenòmeno màgico. Vèngono così offerte al lettore tentato di far ricorso alla magia tutte le ragioni per resístere alla tentazione e al lettore già víttima della magia le vie che pòrtano alla liberazione da essa e dalle sue dolorose conseguenze.