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Viviamo in un período storico caratterizzato non solo da una cultura post-cristiana ma anche da una esplosione di fenòmeni místici cattolici. Gràzie alle nuove tecnologie informatiche che hanno incredibilmente velocizzato il processo di divulgazione delle informazioni e gràzie al Decreto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede del 1966[1] che ha soppresso la parte del canone 1399 del Còdice di Diritto Canònico allora in vigore (1917), vietante la pubblicazione di «libri che divulgano apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie, miràcoli, devozioni nuove senza approvazione», facilitava la pubblicazioni di tali testi ― il numero delle esperienze mistiche da allora diffuse è impressionante. Basta vedere i numeri: dal 40 d.C. al 1899 abbiamo conosciuto 687 apparizioni mariane, mentre dal 1900 ad oggi ne abbiamo conosciute 830. Nell’ultimo secolo di storia della Chiesa abbiamo, quindi, conosciuto piú apparizioni mariane che in tutta la storia precedente[2].
Il fenomeno delle apparizioni è solo uno dei tanti diversi tipi di fenomeni mistici che oggigiorno arricchiscono (se autentici) o impoveriscono (se falsi) la Chiesa. Un autentico fenomeno mistico arricchisce la Chiesa perché, oltre ad aiutare a vivere la Rivelazione definitiva di Cristo più pienamente in una determinata epoca storica, contribuisce all’accrescimento dell’intelligenza della fede[3]. Un fenomeno mistico non soprannaturale impoverisce, invece, la chiesa in quei suoi componenti che si fanno irretire con dottrine che oscurano o distorcono i beni supremi che la Chiesa elargisce: la Parola e i Sacramenti.
Indice della matèria
Il ruolo dei vescovi e dei laici nel discernimento
Sono le autorità ecclesiastiche locali a dover intervenire con tempestività nel discernimento di questi fenomeni, come prescrivono le Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni emanate dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede il 25 Febbraio 1978 e rese disponibili a tutti i fedeli nel 2011 per le ragioni scritte dal card. William Levada nella prefazione delle norme.
Quando, però, l’autorità ecclesiastica ancora non è intervenuta, i fedeli hanno bisogno di esercitare in autonomia il discernimento, onde evitare di cadere vittima di false esperienze mistiche (apparizioni o rivelazioni) o di rifiutare un autentico aiuto soprannaturale.
Strumenti di discernimento
Un ottimo strumento di discernimento dei fenomeni mistici è l’istinto che ogni fedele ha. È bene che ognuno segua il pròprio istinto illuminato dall’intelligenza intuitiva per avvicinarsi o allontanarsi da una apparizione o rivelazione. Bisogna però essere consapevoli che la nostra intelligenza intuitiva pur essendo utilissima è però limitata. Essa è solo un impulso che nasce da motivazioni per lo piú recondite e può quindi solo condurci ad una temporanea sospensione del giudizio in vista di un eventuale approfondimento personale. Se, dunque l’istinto non può giudicare, si capisce che esso non può essere identificato con la coscienza. Solo chi ha coscienza di ciò che giudica può dare un giudizio secondo coscienza. Piú la nostra coscienza è formata con lo studio e piú possiamo rettamente giudicare.
Ecco perché un fenòmeno místico può essere compreso unicamente attraverso l’anàlisi dei suoi contenuti e la conoscenza della persona del mistico. E per fare questa analisi bisogna avere almeno delle conoscenze teologiche e spirituali adeguate che ci permettono di confrontare il contenuto dell’apparizione o della rivelazione con la Sacra Scrittura, la Tradizione cattolica, il Magistero e altre esperienze mistiche già riconosciute. Altrimenti si prendono facilmente delle cantonate.
Inquisitori da strapazzo
Con grande amarezza debbo ahimè constatare che troppi si improvvisano inquisitori, senza avere la sufficiente preparazione e affidandosi unicamente al pròprio istinto, generando grande confusione e distorcendo anche il discernimento altrui. Un esempio fra tanti: Annalisa Colzi, che nella breve autobiografia pubblicata nel suo sito esordisce con un incipit che è tutto un programma:
«di professione faccio la scrittrice anche se non possiedo nessun titolo di studio» [vai al web-archivio della pagina] .
Sicuramente avrà il titolo di studio della licenza media, rientrando nell’obbligo scolastico; ma a parte il titolo di studio “non posseduto” da Annalisa Colzi, titolo che non è necessario per essere scrittrice, Annalisa non è cosciente che le manca un qualcosa che è molto piú importante, e cioè un corretto metodo di indagine scientifica. Per questo le sue analisi, essendo carenti di profondità, giungono a conclusioni erronee su alcune apparizioni e rivelazioni contemporanee. Questa carenza lei stessa l’ha messa incoscientemente in luce, per esempio, quando, dopo aver scritto alcune righe contro la mistica portoricana Luz de María, aggiunse:
«Se qualcuno si prova a contestare questo articolo dicendo che i messaggi di Luz de Maria sono accreditati dal Vescovo di Estelì, sono pronta a scrivere direttamente al Vescovo per avere delucidazioni e se non bastasse telefono pure». [vai al web-archivio della pagina]
Beh, a parte la fallacia argomentativa utilizzata dalla Colzi, con la quale vuole indurre il lettore a credere che la sua telefonata al vescovo di Estelí non solo confermerebbe quanto da lei scritto, ma sarebbe ad onta di chi osasse contraddirla, e ciò suona per giunta come una minaccia, la Colzi non si avvede che sta confessando di avere scritto la sua invettiva contro Luz de María senza aver previamente interpellato mons. Juan Abelardo Mata Gueyara, vescovo titolare di Estelí (Nicaragua), in merito all’autenticità dell’Imprimatur che porta il suo nome, dando prova di non conoscere il più elementare requisito per una pubblicazione veritiera: la verifica delle informazioni.
La Colzi crede di non aver bisogno di verifiche perché è convinta di avere già la prova della falsità dell’imprimatur. Essa è per lei costituita dal fatto che il documento dell’Imprimatur riporta un timbro che non corrisponde allo stemma araldico del vescovo. Per questo laconicamente e sardonicamente conclude la sua invettiva scrivendo:
«Notate la differenza? Credo che non ci sia bisogno di aggiungere altro» [vai al web-archivio della pagina] .
Purtroppo la Colzi è convinta che mons. Juan Abelardo utilizzi nei suoi documenti un timbro riproducente il proprio stemma araldico; ma questa credenza sta solo nella mente della Colzi. Se si fosse data la briga di verificare questa sua falsa credenza, ricercando altri documenti di mons. Juan Abelardo, si sarebbe accorta che il timbro utilizzato è sempre il medesimo. La sua presunta prova è quindi destituita di qualsiasi attendibilità.
È pròprio vero: chi meno sa, piú si inorgoglisce del pròprio sapere, perché non ha coscienza di quanto ignora; chi piú sa, piú si fa piccolo e umile, perché è cosciente di quanto non sa.
Esempio di discernimento
Giorni fa, mi è stato inoltrato un messaggio Wathsapp di una persona che voleva portare le ragioni che l’hanno indotta a giudicare falsa una nota apparizione mariana. Pur rispettando l’istinto intuitivo di questa persona e pur credendo, coerentemente a quanto da me scritto prima, che essa faccia pròprio bene a seguire il pròprio istinto, ho dovuto tristemente constatare che le ragioni da lei addotte erano tremendamente erronee e non ho potuto esimermi dal commentare privatamente il suo messaggio.
Siccome lo sforzo intellettuale da me profuso nel commentare privatamente quel messaggio sarebbe stato sprecato se fosse rimasto nell’ambito privato, rendo ora pubblico il mio commento. Si vedrà che un autentico discernimento di un fenomeno mistico non può basarsi sull’intuito, se non nella misura in cui esso sia avvalorato da un’analisi del fenomeno fondata su precise conoscenze teologiche e spirituali.
Procederò nel modo seguente: trascriverò uno stralcio del messaggio da commentare e lo farò seguire da un mio commento critico.
«È arrivato il momento di esprimermi perché secondo me è importante che le “adesioni” o meno alle “questioni di Fede” avvengano intimamente e liberamente e non perché “condotti” da continue “suadenti parole” di uomini che come tutti non sono infallibili (me compresa)»
A prima vista la scrivente è brutalmente contraddittoria visto che da una parte critica chi utilizza “suadenti parole” per convincere la gente e poi scrive un messaggio lunghissimo per convincere che l’apparizione oggetto della sua critica non vada seguita. Leggendo il suo messaggio, però, ci si rende conto che la scrivente ha una sua logica non contraddittoria ma che è comunque errata perché parte dal presupposto che il suo discorso viene dal “cuore” e non dalla “mente” per cui il suo messaggio non rientrerebbe nella categoria di quelli che cercano di convincere con “suadenti parole”. In realtà, come vedremo, la scrivente cerca di convincere i lettori circa la sua opinione portando argomentazioni razionali che sono totalmente errate.
«La Madonna nelle Apparizioni fino ad oggi riconosciute dalla Chiesa, non si è mai comportata come i maghi o i testimoni di Geova anticipando fatti umani dei quali, il cielo è “santamente” distaccato»
La Madonna certamente non si comporta come un mago e un testimone di Geova, ma altrettanto certamente anticipa fatti umani e non è da essi “santamente distaccata”. Le apparizioni riconosciute dalla Chiesa, infatti, smentiscono totalmente l’affermazione della scrivente. Ad esempio a Fatima la Madonna il 13 luglio 1917, secondo la testimonianza di suor Lucia, disse:
«La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. […] Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate»[4].
«La Madonna non anticipa catastrofi»
Le apparizioni riconosciute come soprannaturali dalla Santa Sede o dal vescovo locale smentiscono totalmente l’affermazione.
A La Salette, la Madonna il 19 settembre 1846 disse a Mélanie Calvat e Maximin Giraud:
«Verrà una grande carestia. Prima che venga la carestia, i piccoli bambini al di sotto dei sette anni si metteranno a tremare e moriranno nelle mani di coloro che li terranno in braccio; gli altri faranno
penitenza con la fame. Le noci diventeranno cattive, l’uva imputridirà»[5].
Ad Akita, il 3 agosto 1973, la Madonna disse a suor suor Agnes Sasagawa:
«…Affinché il mondo possa conoscere la Sua ira, il Padre Celeste si sta preparando a infliggere un grande castigo su tutta l’umanità […]. Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno sé stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una gran parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti»[6].
«La Madonna nemmeno punta il dito contro i poveri peccatori sia che siano uomini comuni, ma soprattutto se si tratta dei Suoi Figli prediletti, i sacerdoti. Lei non parla del peccatore, ma del peccato non lasciando mai intendere chi è il vero peccatore affinché non siamo noi a giudicare bensì solo Suo Figlio»
Anche se la frase risulterebbe corretta, se la si circoscrivesse ai casi di peccato privato, è altresí completamente falsa se la si riferisce al comportamento che la Madonna e Gesù hanno nei confronti delle persone il cui peccato è pubblico e ha perciò la possibilità di generare uno scandalo pubblico. La storia della mistica, infatti, ci insegna che quando il peccato è pubblico Gesù e la Madonna non solo riprendono pubblicamente una determinata categorie di persone pubbliche che commettono determinati peccati, ma fanno anche il nome e cognome del peccatore. Vediamo alcuni esempi.
Gesù al dottore della Chiesa santa Caterina da Siena nel 1378 disse:
«Non solo (i sacerdoti) hanno quell’immondezza e fragilità, alla quale siete naturalmente inclinati per la vostra fragile natura […] ma fanno peggio, commettendo il maledetto peccato contro natura. Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non riconoscono il fetore e la miseria in cui sono; essa non solo fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purezza […], ma spiace anche ai demonî, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demonî dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò evita di vedere o di stare a vedere commettere quell’enorme peccato. […] Come tu sai […] ti manifestai quanto mi era spiacevole questo peccato e quanto il mondo ne fosse corrotto. Elevando la tua mente, ti mostrai tutto il mondo e quasi in ogni genere di persone vedevi questo miserabile peccato»[7].
Gesú alla beata Anna Maria Taigi disse:
«Il rispetto umano porta all’inferno molti confessori come tutti i loro penitenti. Per non dare un rimedio amaro o il minimo disgusto, muoiono tante anime e vanno alla casa del diavolo. […] Di chi è colpa? […] Sapete di chi è? […] Quando esse staranno davanti al mio tribunale, che sarà di loro? […] Per questa ragione, cadono anime nell’inferno come neve. […] Vedi quante rovine hai nel mondo? Questa è la causa»[8].
Gesù disse a santa Brigida di Svezia a propòsito di papa Gregorio XI:
«Ascolta le parole che dico, papa Gregorio XI. Perché mi odi tanto? Perché la tua audacia verso di me è così grande e la tua presunzione nei miei confronti così insopportabile? La tua corte mondana infatti rovina la mia corte celeste. Mi privi con orgoglio delle mie pecore… Ho tollerato con pazienza la tua nomina alla più alta carica della Chiesa, al sommo pontificato e ti ho reso note le mie volontà con lettere che ti sono state inviate da Roma e che erano frutto di una rivelazione divina… Tu fai sì che nel tuo cuore regnino una grande superbia, un’insaziabile cupidigia, un’abominevole lussuria, e il perniciosissimo abisso di un’orrida simonia. Come se non bastasse, benché pastore e prelato di ogni mia pecora, tu rapisci e sottrai innumerevoli anime perché mandi all’inferno quasi tutti coloro che si rivolgono al tuo cuore… Vieni, non con la superbia e la pompa che ti sono consuete, bensì con carità e umiltà. E dopo che sarai giunto [a Roma] estirpa, strappa, dissipa ogni vizio dal tuo cuore e scaccia da te il consiglio della carne, del sangue e degli amici mondani…»[9].
«La Mamma Celeste, mette in guardia ma dona Speranza, Avvisa (in forma generica) come anche Suo Figlio ha fatto attraverso le parabole e non da la “soluzione” ai nostri problemi o dubbi, ma da la medicina per sanarci che è la PREGHIERA»
È vero che la Madonna e Gesù ci mettono in guardia e ci donano speranza, ma è altrettanto vero che danno anche la soluzione ai nostri problemi e dubbi. 1) La preghiera è infatti proprio la soluzione ai nostri problemi e 2) la realizzazione degli eventi preconizzati chiaramente dalla Madonna e da Gesù è la soluzione ai nostri dubbi circa l’origine dei messaggi. Tale affermazione si fonda sul fatto che Gesù e la Madonna parlano ai loro figli non in parabole, ma in modo chiaro. Le parabole sono per i lontani. Lo dice chiaramente Gesù nel vangelo:
«Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. […] Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano» (Mt 13,10-13.16).
Inoltre Gesù è stato chiaro che ci avrebbe continuato a parlare per mezzo dello Spirito Santo. Nell’ultima cena ha infatti detto:
«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future» (Gv 16,13).
Cosa sono le “cose future” se non gli eventi particolari della storia per i quali è necessaria una conoscenza previa precisa per non cadere nelle trame del demonio?
Il cielo, dunque, ci ha promesso che non ci avrebbe lasciato ignoranti circa le cose del mondo e i suoi avvenimenti; la storia della mistica dimostra che Dio sta mantenendo questa promessa. Basta vedere ad esempio il messaggio di Fatima del 13 luglio 1917 in cui si parla della allora futura Seconda Guerra Mondiale.
«lo Spirito parla ai cuori e quando c’è bisogno della mente per convincersi di qualcosa, allora bisogna iniziare a riflettere che forse c’è qualcosa che non va.
Eva per cedere alla tentazione del serpente ha dovuto pensare ed essere convinta da lui, Adamo anche. Le Verità di Dio invece entrano SUBITO nei NOSTRI CUORI SENZA BISOGNO DI RAGIONAMENTO. Più si è puri e semplici come bambini più la Verità si conosce senza parole, nella Sapienza che ci viene donata senza indottrinamento ma per Dono».
Il pensiero che esprime la scrivente non solo è errato ma estremamente dannoso perché apre la strada al fanatismo irrazionale. Quando si parla di discernimento non si può contrapporre cuore e mente. Dio ci ha fatto esseri razionali dotati di intelletto e memoria oltre che di volontà, ci ha fatti perciò capaci di giudicare razionalmente. I moti del cuore, cioè: i sentimenti e le emozioni devono sottostare alla ragione o mente. Sta pròprio qui la differenza della persona umana dagli altri esseri dotati di istinto, ma non di ragione teorica. Il cuore lasciato senza ragione diventa unicamente la sede dell’emozione e del sentimento. Da questo “cuore” la Sacra Scrittura ci mette in guardia insegnando: «Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile» (Ger 17,10). Il fanatico, misconoscendo questo insegnamento biblico, segue solo il cuore.
«A Medjugorie […] milioni di “lontani” sono tornati alla FEDE, ma non per PAURA bensì per AMORE»
La scrivente dimentica che a Medjugorje ci sono 10 segreti non svelati, alcuni dei quali sappiamo essere catastrofici e tale dato è servito per avvicinare alcuni lontani alle presunte apparizioni di Medjugorje.
Detto ciò, bisogna rilevare che la scrivente commette un errore metodologico nel prendere le presunte apparizioni di Medjugorje come criterio di giudizio per valutare le altre manifestazioni mistiche cattoliche. In realtà nelle apparizioni mariane si assiste all’utilizzo di pedagogie differenti. E non bisogna stupirsene. Ciò non è dovuto al fatto che non sia la medesima persona a manifestarsi, ma è dovuto alla differenza dei destinatari. Come mamma sapiente la Madonna sa quando i suoi figli debbono essere alimentati con il latte, e quando debbano essere gradualmente svezzati o debbano iniziare ad alimentarsi come adulti. Esempi di questa pedagogia spirituale si trovano in tutta la storia della salvezza, basti pensare alla gradualità della rivelazione divina, ma in modo specialissimo lo troviamo in bocca di San Paolo e di Gesù. Nello scrivere ai Corinzi, Paolo dice:
«Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete» (1Cor 3,1-2),
e Gesù nell’ultima cena dice:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso» (Gv 16,12).
Nella presunta apparizione mariana di Medjugorje, dunque, verrebbe applicata la pedagogia del segreto e delle nozioni basilari, perché i lontani possano avvicinarsi alla fede e iniziare a convertirsi. In altri luoghi di apparizione o in altre rivelazioni la Madonna parla piú apertamente, come fa una madre con il pròprio figlio adulto, capace cioè di portare il peso delle responsabilità che crescono proporzionalmente alla conoscenza.
Note
[1] Vd. Acta Aposolicae Sedis (AAS) n 58/18 del 29/12/1966.
[2] Per approfondimento si veda il sito americano http://miraclehunter.com/ https://www.nationalgeographic.com/news/2015/11/151113-virgin-mary-sightings-map/
[3] Cfr. Catestimo della Chiesa Cattolica, n 67: Catechismo della Chiesa Cattolica (67) riporta:
«Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.
La fede cristiana non può accettare “rivelazioni” che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune Religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali “rivelazioni”».
[4] Suor Lucia, Memorie di suor Lucia, Secretariado dos pastorinhos Fatima (Portogallo), VIII ed. 2005, p. 119-120.
[5] Mélanie Calvat, Mélanie Calvat, L’apparizione della Santíssima Vèrgine sulla montagna di la Salette il 19 settembre 1846, Lecce 1879, traduzione del dott. Obertello Luca. Il testo contiene il racconto delle apparizioni fatto dalla veggente ormai adulta. Per un approfondimento della questione riguardante la discrepanza tra la parte del messàggio segreto comunicato a Melania e contenuto in questo testo e il messàggio segreto ritrovato negli archivî segreti vaticani nel 1999 e scritto da Melània, quando era bambina, vedi qui.
[6] Leggi gli altri Messaggi. Visita il sito dell’istituto Ancelle della Santa Eucarestia, a cui appartiene la veggente suor Agnes Sasagawa .
[7] Adattamento alla lingua italiana corrente di Flaviano Patrizi del testo di Caterina da Siena, Dialogo della divina provvidenza, capitolo CXXIV.
[8] Mons. Raffaele Natali, Manoscritti (MS) 337 , Vol. VII, Archivio San Carlo alle Quattro Fontane, Roma, pp. 433 – 437.
Tutte le citazioni delle dettature della Beata annotate da mons. Raffaele Natali sono prese dai manoscritti originali conservati sotto la classificazione MS. 337 a Roma nell’Archivio di San Carlo alle Quattro Fontane dell’ordine dei padri Trinitari.
[9] Santa Brigida di Svezia, Rivelazioni, Libro IV, cap. 142.